Origine del parkour

Nato agli inizi degli annni’90 in Francia, è possibile definire il parkour come semplice attività “di strada”. Consiste nel percorrere un itinerario urbano a piedi senza farsi mai fermare da muri, palazzi, scale o ostacoli naturali ma compiendo salti ed evoluzioni acrobatiche. È difficile capire chi sia stato il pioniere di questa curiosa attività, tuttavia possiamo individuare David Belle e Hubert Koundé in coloro che hanno coniato il termine.

La parola “parkour” deriva dal francese parcours (percorso) e come attività e filosofia in generale trae origine dal parcours du combattant addestramento militare che consiste nel compiere un percorso nel più breve tempo possibile con movimenti agili e rapidi per un risultato efficiente in situazioni di pericolo. Sulla stessa base del parkour nasce l’appellativo freee running (Sebastien Foucan) che però indica appunto una corsa libera animata da movimenti spettacolari a scapito dell’efficienza. Il tracciatore (colui che esegue un percorso di parkour) durante l’allenamento iniziale ascolta i segnali del proprio corpo, deve riuscire ad interpretarli e a superarli oppure prenderne coscienza. Le scienze psicologiche affermano che un più ampia percezione del proprio corpo nello spazio permette di acquisire maggiore disinvoltura anche nell’atteggiamento; inoltre il graduale miglioramento con la pratica del parkour accresce l’autostima.

La diffusione del parkour

Basato quindi su una metodologia di addestramento militare questa disciplina esiste da anni, ma è dilagata in tutto il globo solo negli ultimi tempi grazie al web e alle nuove tecnologie (Smartphon e GoPro + accessori); in Italia arriva solo nel 2005; la Provincia di Roma nel dicembre 2007 ha riconosciuto il parkour come importante attività poiché contiene una filosofia in grado di spingere i giovani ad affrontare ogni ostacolo (fisico e mentale), mettendo alla prova il proprio corpo e senza modificare l’ambiente. Nel 2009 il parkour era presente al 21° Festival del Fitness di Roma.

Sport ufficiale nel Regno Unito: rappresenta una filosofia di vita

Da quest’anno il parkour è diventato sport ufficiale del Regno Unito e il ministro dello Sport inglese, Tracey Crouch, ha spiegato a tal proposito che “è uno sport che favorisce il movimento e incoraggia le persone ad agire”, rappresenta quindi “una nuova opzione divertente, creativa e innovativa per chi vuole praticare attività sportiva all’aperto”. Rappresenta dunque una vera e propria filosofia di vita oltre che un’attività sportiva. Chi pratica il parkour si abitua a vedere gli ostacoli e le barriere non per quello che sono, ma come trampolini o punti di appiglio per passare oltre con semplicità: quale concetto è più ottimista? Il fulcro del percorso è arrivare alla fine e l’unico modo per farlo è non perdere mai di vista l’obiettivo.

Vietato improvvisare!

Dietro la disciplina del Parkour c’è un costante allenamento fisico finalizzato a potenziare i muscoli degli arti superiori e inferiori ma anche a migliorare il proprio equilibrio ed elasticità in generale. Non pensate di uscire di casa e arrampicarvi sul primo lampione o scendere una rampa di scale usando il corrimano. Ormai in molte città sono nate scuole dedicate a questa attività.

Ecco alcuni movimenti principali del parkour. Molti sono in inglese e forniscono anche in questo caso un allenamento lessicale e sui phrasal verbs:

  • CAT LEAP: Salto del gatto – La posizione che si assume a seguito di un salto per rimanere aggrappati alla sommità di un muro o un ostacolo alto con le mani e almeno un piede che poggia sulla superficie.
  • CLIMB UP: Salire – Dalla posizione del cat leap si fa leva sulle braccia o su una delle gambe per salire sull’ostacolo appena raggiunto
  • POP UP: Apparire – Agile movimento per superare ostacoli bassi in velocità.
  • CRANE STEP: Passo della gru – Con una rincorsa si punta un piede sulla superficie verticale dell’ostacolo e con l’altro si arriva sulla sommità.