Uno degli argomenti più discussi negli ultimi tempi è la disoccupazione: gli italiani fuggono per crearsi nuove opportunità che l’Italia non è in grado di offrire. Sembra essere tornata l’epoca dell’emigrazione per il nostro paese. Sono passati decenni da quando nostri avi immaginavano un’America ricca di sogni e opportunità: tanti li hanno trovati entrambi, altri sono morti cercandoli, altri ancora non sono neanche riusciti a toccare terra. Nel nostro immaginario ancora oggi siamo carichi di sogni e aspettative verso un Paese che non conosciamo e che a prescindere da tutto ci sembra migliore del nostro.

Secondo il report dell’Istat pubblicato il 6 dicembre 2016 relativo al 2015 continua a crescere il numero delle emigrazioni (cancellazioni dall’anagrafe italiana per iscrizione all’estero). Nel 2015 sono stati + 8% di emigranti rispetto al 2014 e sono sempre di più i laureati italiani con più di 25 anni di età che lasciano il Paese (+13% del 2014). Le province contrassegnate dal più elevato tasso di flusso in uscita sono le province di confine: Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo per il sud, Imperia, Bolzano e Trieste per il nord.

Le principali mete di destinazione per gli emigrati italiani sono Regno Unito (17,1%), Germania (16,9%), Svizzera (11,2%) e Francia (10,6%); gli USA sono in quinta posizione e l’Australia in nona.

Il Regno Unito risulta essere dunque la meta preferita degli emigrati italiani: nel 2015 ammontava a 73 mila il numero di emigrati italiani con più di 24 anni registrati nel Regno Unito, 7 mila in più rispetto all’anno precedente. Il 31% di essi è in possesso della laurea.

Ma perché proprio il regno Unito?

Intanto è doveroso dire che le motivazioni seguenti si riferiscono alle opportunità del Regno Unito pre – Brexit. Tanto per cominciare dobbiamo pensare alla collocazione geografica del Pese: dall’Italia un volo low cost per Londra ad esempio impiega appena h 2:45 da Roma e h 1:55 da Milano. Ma non è solo questo; infatti ci sono i Paesi di confine che sono molto più semplici da raggiungere.

La lingua è certamente un fattore influente; andare in un Paese anglosassone agevola la conoscenza dell’inglese, molto più comune del tedesco o del francese. I servizi, dai trasporti pubblici alla sanità tutto è perfettamente a misura d’uomo e in parte proporzionato agli stipendi: tenore di vita medio-alto. Opportunità: per chi si accontenta inizialmente di un lavoro qualunque è sufficiente girare pub, bar e negozi di abbigliamento per trovare un’occupazione pressoché stabile e ben retribuita. Le città: il regno Unito offre diversi contesti urbani. Non solo Londra, ma anche Bristol, Liverpool e Manchester che sono vivibili e tranquille, meno internazionali per così dire, ma non prive di opportunità.

Trasferirsi nel regno Unito oggi

Chi vive nel UK già da parecchio e paga le tasse da più di 5 anni in Gran Bretagna può richiedere residenza o cittadinanza. Tanti dopo gli eventi del 2016 si sono apprestati a farlo, ma sono già in leggero ritardo. Per coloro che non hanno idee precise riguardo al futuro è possibile ottenere un visto di lavoro con la garanzia del proprio datore e si può rinnovare due o anche cinque anni. Per coloro che si sono trovati adesso nella condizione di cambiare vita ed emigrare nel Regno Unito, le cose saranno più complicate, ma consolati, solo intorno al 2018 i cambiamenti saranno effettivi. Comunque, come funziona oggi per l’Australia, il lavoro bisognerà cercarlo e ottenerlo prima di partire. I free-lance non avranno più spazio e coloro che attualmente lavorano in questo modo probabilmente saranno costretti a rimpatriare. Coloro che non si accorgeranno del cambiamento sono i turisti, per i quali sarà sufficiente una carta d’identità valida per l’espatrio (e non il passaporto, come molti hanno sostenuto).

In ogni caso, è fondamentale avere almeno una base nella lingua.